giovedì 13 agosto 2015

"Io non sarò come voi" di Paolo Cammilli

Buon pomeriggio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Io non sarò come voi" di Paolo Cammilli, edito da Sperling&Kupfer (rilegato a 14,90€):
A Lido di Magra, un paesino di poche anime e una manciata di case a qualche chilometro dalla Versilia, il mare c'è, ma solo d'estate. Perché la vita da queste parti dura il tempo di una stagione. Fabio Arricò, figlio di un cavatore appena licenziato dalle derive della crisi, è un ragazzo normale. Ma a diciassette anni, essere normali significa fare quello che fanno gli altri, adeguarsi alle scelte del gruppo anche se capisci che sono sbagliate. Il gruppo, però, ha un punto debole e si chiama Caterina Valenti. Lei è tormentata, agguerrita e irriverente. Troppo bella e irriguardosa per non innescare un ambiguo corto circuito. Sorda al sentimento che Fabio si rifiuta di confessarle, ma che neppure riesce a nascondere. Di più. C'è qualcosa nel suo sguardo che svela uno strano piacere nell'umiliarlo e farlo soffrire. Come se avesse qualcosa da fargli pagare. Gli adulti, un campionario di figure umane comiche e inconcludenti, arrivano sempre tardi. In questo piccolo mondo nel quale sonnecchiano esistenze comuni, si soffre, si ama, si lotta ma sempre nel modo sbagliato. Prima ferendo, poi nascondendo la faccia. E il risultato, un congegno a orologeria che si carica con la frustrazione, è l'odio più incontrollato, quello che trascina a fondo. Quello che ti obbliga a ideare una notte di violenza inaudita ai danni di chi non può difendersi.

Un romanzo molto intenso, struggente, e che ritrae una realtà molto spesso trascurata dalla letteratura di consumo contemporanea, ovvero la realtà della piccola provincia italiana.
E' di sicuro una scelta di rottura quella di Cammilli, in un momento in cui lo sguardo dei più è volto all'emulazione di modelli (spesso discutibili) generalmente di stampo anglosassone.
Torno a dire quello che scrissi a proposito di Marisa Salabelle e del suo "L'estate che ammazzarono Efisia Caddozzu": anche stavolta siamo di fronte a un romanzo profondamente italiano.
Italiana l'ambientazione, italiane le storie e italiano lo spirito.
Da questo punto di vista è una lettura che sono molto felice di aver potuto fare, e che mi ha catturata dopo un inizio un po' ostico.
Lo ammetto, le prime cento pagine sono andate davvero a rilento: non riuscivo a trovarlo stimolante,  ma poi il libro ha preso il giusto ritmo e da lì all'ultima pagina è stata un'unica volata.
Un'ottima prosa, personaggi ben delineati e quei piccoli colpi di scena collocati sempre al momento giusto ne fanno un libro sicuramente godibile.
Tuttavia, ci sono due aspetti del romanzo che non me l'hanno fatto apprezzare fino in fondo, e uno mi è stato chiaro solo dopo aver riflettuto a freddo sulla lettura.
Ci ho dovuto pensare qualche giorno, ma poi mi è stato chiaro.
In questo libro c'è "troppo": scherzi che rischiano di finire in tragedia, i sassi gettati dal cavalcavia, la cocaina, lo stupro di gruppo, la violenza domestica, il razzismo che sfocia in ossessione.
Tutto nel giro di poche pagine e in un paesino di poche anime.
Insomma, mi è sembrata un'esagerazione, e il troppo stroppia.
Forse avrei tolto qualcosa e dato maggiore spazio a un'analisi del personaggio "cattivo" del libro, quello di Samuele: avrei gradito saperne di più, comprendere meglio la quantità inaudita di malvagità e violenza che si porta dietro.
Al tempo stesso, è dato moltissimo spazio al personaggio di Fabio, con cui infatti ho sentito di essere entrata in sintonia, ed anzi, l'intero romanzo da questo punto di vista mi ha straziato il cuore e rifilato un gancio destro nello stomaco.

Il secondo aspetto "ni" riguarda proprio Fabio.
Altrimenti soprannominato dalla sottoscritta "mai una gioia" e a cui mia madre ha assegnato l'Oscar della sfiga", quindi fatevi voi un'idea.
A questo ragazzo non ne va MAI bene una.
Nemmeno una piccola.
Gioca a nascondino, e quasi ci rimette le penne; organizza un torneo di ping pong, e lo perde contro il suo acerrimo rivale davanti alla fighetta che gli piace; ha un padre che giorno dopo giorno sprofonda nella depressione e nella rabbia, e per concludere in bellezza l'unica volta che davvero prende una posizione e può uscirne da eroe ovviamente lo fa troppo tardi.
E santa pazienza, povero ragazzo.
Ma riconosco che quando ti dispiace così tanto per un personaggio è perché ti è entrato sotto la pelle, e quindi a questa lettura, nonostante l'inizio lento, e nonostante qualche inutile esagerazione, io do comunque le sue meritatissime tre stelline e mezza su cinque.

Lo consiglierei sicuramente come lettura per gli studenti di terza media e primi due anni delle superiori, perché se c'è una cosa che Cammilli riesce a mostrare con semplicità e in modo cristallino è come in ognuno di noi ci sia la capacità di essere eroi o distruttori, e come stia a noi decidere ogni giorno cosa essere.
"Io non sarò come voi" è l'urlo disperato di Fabio contro il mondo intero, un modo in cui si uccide per una risata e si ferisce con un bacio.
Un mondo che non è preparato ad affrontare davvero, o che forse, alla fine, smette di fargli finalmente paura nel momento in cui decide chi e cosa vuole essere. 
A prescindere da quanto possa costargli.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

2 commenti :

  1. Sembra interessante,un romanzo da approfondire con degli argomenti veri.Voglio leggerlo,sono curiosa

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  2. Mi piace molto questa recensione e mi attira questo libro, nonostante i suoi difetti! Un abbraccio

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