lunedì 12 ottobre 2015

"La parabola delle stelle cadenti" di Chiara Passilongo

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "La parabola delle stelle cadenti" di Chiara Passilongo, edito da Mondadori (brossurato a 18,50€):
10 agosto 1981: Nora dà alla luce due gemelli, Francesco e Gloria. Achille Vicentini, il neo padre, sta tornando a casa dopo la notte in ospedale, a bordo della sua Giulietta, euforico. Attraversa il panorama di "case e aziende, case e aziende" che ben conosce: così è tutta la campagna veneta dove vive, popolosa e operosa. Lui stesso vi contribuisce da quando con suo padre ha trasformato il forno di famiglia, nel centro di Borgo San Bartolomeo, in una piccola azienda dolciaria. alla ditta e ai figli Achille intende dedicare ogni suo giorno. È uno tutto d'un pezzo, un uomo di destra pervaso però da un senso di responsabilità di marca socialista nei confronti di chi lavora per lui: i dipendenti sono parte della famiglia. È con loro che Achille escogita il modo più bello di festeggiare la notte in cui i suoi figli sono nati: una nuova merendina a forma di stella cadente, la Tortina San Lorenzo, destinata ad avere grande successo. Achille già immagina Francesco e Gloria che crescono mangiando quei dolci genuini, che diventano bimbi paffuti, adolescenti sereni, studenti d'eccellenza pronti a prendere in mano le sorti della ditta. Dagli anni Ottanta a oggi le vite di Achille e Nora, di Gloria e Francesco e di tutta la comunità che li circonda vengono narrate come in un album di fotografie, pieno di luci, di sorrisi e di ombre. Nulla, o quasi, sarà come Achille lo aveva previsto. Che cosa potrà succedere quando Francesco mostrerà più interesse per l'imperatore Giustiniano che per la "San Lorenzo srl"? E quando Gloria, all'ultimo anno di liceo, si innamorerà di un affascinante ragazzo di sinistra? O quando l'azienda si troverà ad affrontare gli anni della crisi?

Ho avuto la possibilità di leggere questo romanzo in anteprima, e ringrazio moltissimo Mondadori per l'opportunità perché Chiara Passilongo ha scritto un romanzo d'esordio a dir poco stupendo.
Una bellissima e avvincente saga famigliare che copre un arco di tempo di una trentina d'anni, e che oltre a farci seguire la crescita dei due gemelli Vicentini ci permette anche di rivivere quella che è la storia politica e sociale del nostro Paese.

Meravigliosa l'immagine della stella cadente su cui si apre il romanzo, e fin dal primo capitolo la scrittura di Chiara Passilongo e la storia dei gemelli Vicentini mi hanno rapita.
Da quando sono bambini, e Gloria è la principessa di papà mentre Francesco viene tartassato in ogni modo al ritmo di "quando da grande prenderai in mano l'azienda di famiglia..." (mentre il povero bambino non riesce a mangiare dolci senza avere mal di pancia e vorrebbe fare l'archeologo), a quando sono adolescenti inquieti ma sempre legati: Gloria è una studentessa mediocre ma di una bellezza unica, Francesco porta invece ancora i segni di un incidente che lo ha trasformato nel salvatore di sua sorella, oltre ad amare profondamente il teatro.
E poi il primo amore: Gloria tra le braccia di Andrea, di sinistra che più sinistra non si può e che appena la conosce dà del fascista a ogni uomo della sua famiglia, e Francesco con la religiosa Felicita, con cui finalmente riesce a essere se stesso... Quasi del tutto.
Tra studi più o meno riusciti, amori iniziati e finiti, e una crisi economica che mette in ginocchio anche la "San Lorenzo Srl" (che qui si fa portavoce di tutta la drammatica realtà delle piccole-medie imprese, per le quali la crisi dura ancora e con essa le difficoltà), la famiglia Vicentini affronta parecchie burrasche.
Ma nonostante questo, nonostante le difficoltà, io in questo romanzo ho trovato moltissimi messaggi positivi.
A cominciare dall'idea che l'amore, quello vero, possa essere sì perduto, ma anche ritrovato: non importa quanti anni siano passati e quanto diversi siamo diventati, se è amore, resiste a tutto.
Alla povera Gloria ne succedono di tutti i colori, e sono davvero contenta del finale che Chiara Passilongo ha scelto per la sua storia perché era esattamente quello che avrei voluto per lei.
Una parola la voglio dedicare alla madre, Nora, che a mio parere è il personaggio più forte del romanzo perché è il vero centro della famiglia Vicentini.

Se infatti all'inizio questa sembra essere la storia di Achille Vicentini, di come ha rilanciato l'azienda e di come sia iniziata una nuova vita per lui con l'arrivo dei figli, io credo che in realtà al centro di tutto ci sia sempre stata Nora: una moglie attenta e affettuosa, una madre dolce e misurata, una donna elegante e intelligente, apparentemente remissiva ma che in realtà ha sempre risolto buona parte dei problemi mentre gli altri brancolavano nel buio in cerca di una soluzione.
E' lei a trovare l'unico medico in grado di capire quale sia il problema di Francesco, è lei ad aprire gli occhi alla figlia Gloria sul suo matrimonio grazie al suo esempio di moglie e di donna, ed è sempre lei ad essere per Achille la moglie migliore che avrebbe potuto trovare.

Achille è fin da subito paragonato ad una stella cadente, destinato a bruciare e a spegnersi, consumato dalle sue stesse fiamme: ma è davvero così?
Ha vissuto la vita a mille all'ora e ha commesso moltissimi errori, come marito, come padre e anche come amministratore della sua amata azienda.
E forse ha capito troppo tardi di aver messo tutte le sue uova nel paniere sbagliato, ma ho trovato meravigliosa quest'immagine di uomo forte e sicuro di sé che si perde e stenta a ritrovarsi, e che viene completamente travolto da un mondo che all'improvviso sembra girare troppo in fretta.
In lui ho trovato qualcosa di Olivetti, e delle sue idee sul rapporto padrone-dipendenti che ancora oggi vengono considerate esemplari (anche se purtroppo quasi mai messe in pratica...).

Ma ciò che mi ha completamente rapita non è stato solo il trovarmi catturata da una splendida storia famigliare: è stata soprattutto la forma impeccabile a conquistarmi.
Chiara Passilongo scrive BENE, e si destreggia tra descrizioni accurate, dialoghi serrati, ironia e dolcezza con grande bravura: non avrei mai creduto che questo fosse un romanzo d'esordio, se non me l'avessero detto.
Non c'è un personaggio di cui non vengano mostrate diverse sfaccettature, non c'è tratto caratteriale su cui non si faccia dell'ironia, e non c'è altarino che non vengano svelati in queste 360 pagine effettive di romanzo, da leggere tutte d'un fiato.
E' bello vedere che le grandi case editrici investono ancora negli esordienti, soprattutto se scrivono qualcosa così pieno di sentimento, divertimento e, soprattutto amore.
L'amore tra due fratelli, tra marito e moglie, tra genitori e figli, e anche l'amore passionale che può arrivare (o meglio, riapparire) quando meno te lo aspetti.
Stavolta sono cinque stelline: quelle che non do mai, o quasi mai, ma non posso fare altrimenti. Questo libro è pressoché perfetto, e consigliatissimo.

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto

2 commenti:

  1. Ho visto il link su Twitter e ora sono curiosa, le saghe famigliari sono le mie preferite!
    Ali

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  2. Una recensione impeccabile, bellissima e molto sentita! Brava Eli, il libro lo leggerò <3
    Bacioni

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