sabato 14 novembre 2015

Chiacchierata con Lauren Kate, tra "Angels in the Dark" e curiosità sul film "Fallen"

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
Lo so, di sabato non aggiorno mai il blog, e invece oggi sì.
Oggi sì perché ieri ho avuto l'incredibile fortuna di poter chiacchierare con Lauren Kate.
La donna dietro agli angeli della serie "Fallen" e alla duologia "Teardrop/Waterfall", ovvero una delle mie autrici preferite quando ero ancora al liceo.
Giovedì è uscito per Rizzoli "Angels in the Dark", la raccolta di novelle e scene bonus della serie "Fallen", di cui trovate una recensione spoiler-free qui, e oggi vi propongo l'intervista all'autrice, fatta bevendo un cappuccino nella splendida cornice del Caffè Letterario in via Rovello, a Milano.

1) Questa raccolta di novelle e scene bonus è uscita in America nel 2013, e la mia prima domanda è: quando le hai concepite, avevi già scritto l'intera serie "Fallen", o ti trovavi tra un libro e l'altro e hai deciso di colmare in questo modo alcuni "buchi" che ti sei accorta di aver lasciato alle tue spalle?
E' interessante, perché io non ho mai "deciso" di scrivere questo libro. Le brevi storie e le scene extra raccolte nel libro erano in realtà degli esercizi di scrittura.
Da quando ho iniziato a scrivere "Fallen" e nel corso della stesura dell'intera serie, ogni volta che mi bloccavo e non sapevo come rendere al meglio una determinata scena, l'unico modo che ho trovato per superare la situazione di stallo è stato quello di allontanarmi e scrivere qualcos'altro che mi aiutasse e mi rendesse tutto più chiaro.
Per esempio, "Daniel a L.A." approfondisce quella che è stata l'interazione tra Daniel e Shelby a cui si fa riferimento in "Torment".
Stavo scrivendo la scena in cui Lucinda scopre che Daniel ha condiviso qualcosa con Shelby in precedenza e inizia a sentirsi gelosa e insicura, e ho realizzato di non sapere come giustificare la sua reazione. Quanto profonda fosse stata quest'interazione, se lei avesse davvero qualche motivo di preoccuparsi.
Quando ho iniziato a descrivere il litigio tra lei e Daniel mi sembrava piatto, non faceva presa nemmeno su di me; mi sono messa a scrivere di lui e Shelby per dare uno spessore maggiore a ciò che poi è finito nel libro, e mi ha aiutata moltissimo.
Tutto ciò che trovate nel libro appena uscito ha avuto lo stesso scopo comune: è stata la mia editor a chiedermi di fargliele vedere, dopo avermi sentita parlare di queste scene con una giovane lettrice che mi aveva chiesto qualcosa sul blocco dello scrittore.
Abbiamo iniziato a parlare della possibilità di realizzare una raccolta, ed eccola qui.
La pubblicazione è stata fortuita e completamente casuale, però mi fa piacere condividere questi frammenti del mondo di "Fallen".

2) Hai una storia preferita, tra quelle che hai incluso nella raccolta?
Sono tutte molto importanti per me, ma ricordo chiaramente i momenti in cui ho scritto "La giornata di Arriane". Arriane è stato un personaggio che mi è "arrivato" subito, che per me fin dall'inizio è stato vivo e con una forte identità.

3) Non c'è però una storia che riguardi la vita di Daniel e Luce dopo la fine di "Rapture".
Pensi di scrivere qualcosa al riguardo?
In effetti l'ho già fatto: all'interno di "Unforgiven" (appena uscito in America, da noi arriva nella primavera del 2016, ndr), che è narrato interamente dal punto di vista di Cam, avevo inserito un capitolo che riguardava proprio la vita di Luce e Daniel post-"Rapture".
Però ho deciso di non pubblicarla, anche se l'ho tenuta.
Potrei sistemarla e condividerla in futuro, è una possibilità che non escludo, solo non sono pronta  condividerla ora.
Credo che ci sia qualcosa di potente e di magico nel permettere al lettore di decidere lui stesso cosa succeda dopo, quindi vedremo.

4) Hai nominato Cam, e Cam è stato il mio preferito fin dal primo volume.
Ammetto che mi è sempre interessato molto più lui di Daniel. Quando hai deciso di scrivere "Unforgiven", è stato perché hai deciso che avresti dovuto dargli una voce abbastanza forte da essere sentita da tutti, o è stato un caso? Magari avevi un abbozzo di scena, una piccola idea, ed è partito tutto da lì...
Ho sempre saputo di voler raccontare la storia di Cam, solo non sapevo come fare.
Non avevo fretta.
Due estati fa, per rispondere a una domanda postami da una lettrice, ho sfogliato le pagine di "Passion" e sono arrivata alla scena in cui Cam incontra Lilith. Rileggendo la scena ho realizzato che non conoscevo davvero Lilith, e questo nonostante lei avesse influito così tanto sull'identità di Cam.
Lui aveva compiuto una scelta devastante dopo la fine della loro relazione, ed è quel Cam che conosciamo in "Fallen". Ho iniziato a pensare che ci dovesse essere così tanto di più da dire su di loro, soprattutto su di lei: per me lei era un personaggio interessantissimo e volevo scoprire perché Cam ci tenesse così tanto.
Forse la mia curiosità è stata stimolata più da lei che non da lui: volevo sapere come avesse fatto a fare in modo che per Cam valesse la pena compiere una decisione così drastica solo per lei, passando al lato oscuro.
Mettermi nei panni di Cam è stato durissimo, perché una cosa che ho amato maggiormente di lui nella serie è stato il fatto che fosse una persona sfuggente, che fosse difficile da gestire e da decifrare.
Nel momento in cui scrivevo dal suo punto di vista ovviamente doveva diventare più chiaro e comprensibile, pur restando il Cam conosciuto dai lettori.
Anche in questo caso è stata Lilith a rendere tutto più facile: quando ho visto chiaramente cosa di lei avesse attratto Cam il resto è venuto da sé.
Credo che la loro storia d'amore sia perfettamente equiparabile a quella di Luce e Daniel, ormai.

5) Restiamo sui personaggi, perché a questo punto voglio sapere se ce n'è uno in particolare in cui ti identifichi. Anche pensando ai protagonisti della duologia "Teardrop/Waterfall", non solo della serie "Fallen".
Rivedo molto di me stessa in Eureka, dalla duologia "Teardrop/Waterfall".
E so che c'è qualcosa di me in ogni personaggio che ho creato nella serie "Fallen, anche se nessuno di loro è "me". Per molto tempo ho sentito Luce molto distante da me, ed è stato solo con "Passion" che mi è sembrato di esserle più vicina, e poi con "Rapture".
C'è molto di me nei personaggi, e c'è molto di persone che conosco, ma è difficile così su due piedi dire cosa è mio e cosa di qualcun altro, e in chi.

6) Non possiamo non parlare d'amore, soprattutto pensando a Luce e Daniel. Quello che ho sempre trovato interessante nella serie "Fallen" è come tu abbia proposto ai lettori due tipi diversi d'amore, fin da subito e nella stessa relazione. Per Daniel Luce è l'amore di secoli, l'amore che dura da sempre insomma, mentre per Luce Daniel è ogni volta il primo amore. 
Quanto è stato difficile per te rendere questa sfumatura così chiara per il lettore, pur parlando della stessa relazione?
Che bella domanda! Era una questione che sentivo fortemente mentre scrivevo, e sapevo quanto fosse frustrante per Daniel, ma non solo. Doveva essere incredibilmente frustrante anche per Luce, perché lei sentiva che ci dovesse essere così tanto di più rispetto a ciò di cui era consapevole e che ricordava, e non riuscire ad afferrarlo doveva metterla in difficoltà.
Ciò che ho deciso, e forse compreso, alla fine è stato che in realtà l'amore è sempre così.
Non possiamo mai amare qualcuno nello stesso identico modo in cui loro amano noi, e in ogni rapporto abbiamo due tipi diversi d'amore: a volte questi si completano in modo positivo, e altre volte invece questo è il motivo per cui l'amore finisce.
Se penso al rapporto che mi lega a mio marito, o a quelli che mi legano alla famiglia e agli amici, questa resta la cosa più bella e allo stesso tempo difficile dell'amore, il fatto di essere sempre un po' "da soli" nel vivere il sentimento, il fatto di vivere la propria esperienza personale del sentimento che non sarà mai identica a quella di nessun altro.

7) Succede la stessa cosa (o quasi) anche tra Luce ed Arriane. Per me il personaggio di Arriane è sempre stato il simbolo dell'amicizia, perché quella che la lega a Luce dura da secoli e si rinnova ogni volta, mentre per Luce è sempre un'amicizia nuova e diversa dalle precedenti.
Per rendere l'idea delle diverse relazioni ti sei rifatta ad amicizie reali che ti hanno accompagnata nel tempo, e alla tua esperienza personale?
Arriane è ispirata più o meno indirettamente a molte amicizie femminili che ho coltivato e coltivo tutt'ora, più che a una sola amica. Ho avuto diverse amiche nel corso degli anni che sono state "la mia Arriane", e lei per me è importantissima perché nessuno sfida e sprona Luce quanto lei.
Cam lo fa, in parte, ma in un modo diverso. Arriane la spinge sempre al momento e nel modo giusto per impedirle di adagiarsi in qualcosa di comodo, facendola agire invece in modo produttivo.
La sua lealtà a Luce non conosce limiti, ed è sempre al suo fianco: mi piace che con Luce si trovi così a suo agio da non provare a riconquistarla ogni volta, la loro amicizia per lei esiste ed è un dato di fatto, a prescindere da tutto il resto.
E infatti succede ogni volta, perché Luce e Arriane diventano amiche in ogni vita della ragazza, senza fallo.
Arriane è in una posizione difficilissima: ogni volta sa che Luce sta arrivando, e questo la rende incredibilmente felice, come vediamo ad esempio nel racconto "La giornata di Arriane", ma allo stesso tempo sa che la perderà di nuovo, e di nuovo, e di nuovo.
Ci pensavo stamattina, mentre guardavo in aereo il documentario appena uscito sulla vita di Amy Winehouse. Pensavo a come sarà stato difficile per i suoi amici perderla e ritrovarla ogni volta, e nonostante questo restare lì: anche quando non ne potevano più, anche quando erano arrivati a odiarla per il suo continuo cedere all'alcol e all'autodistruzione, erano comunque lì.
Per Arriane è un po' la stessa cosa.

8) Probabilmente succede a ogni scrittore una volta conclusa la sua storia, ma a te è successo di desiderare di cambiare qualcosa? Hai mai pensato "Oh, quella scena l'avrei potuta anche sviluppare in quest'altro modo", o hai mai pensato che magari un personaggio avrebbe potuto avere un destino differente?
Mi è successo e continua a succedermi.
Ci sono stati momenti in cui ho preso in mano i libri e li ho riletti, per motivi differenti, e ho pensato a quanto avrei cambiato. Tuttavia non cambierei nulla, neanche tornando indietro.
Soprattutto ora, che hanno una vita propria e una loro relazione con le persone che li hanno letti e amati, e quindi a prescindere da quanto potrei voler cambiare delle cose mi sembra più corretto fare onore a ciò che le persone hanno apprezzato nei libri così come sono.
Per esempio, tutti mi chiedono sempre di riportare Penn in vita, e ora l'attrice che la interpreta nel film è bravissima e di grandissimo talento, al punto che il produttore continua a chiedermi come possiamo fare per riportarla in vita, e io posso solo rispondergli che è una domanda che io e la mia editor ci poniamo da anni, senza essere arrivate da nessuna parte.
Magari inserendo il suo personaggio in uno o più sogni, o in dei brevi flashbacks?
Potrebbe funzionare, in effetti lei è molto presente in "Torment" perché Luce è in lutto e la percepisce ancora dappertutto, attorno a sé.
Ecco, questo potrebbe essere il modo di usare di più l'attrice!
Assolutamente!

9) E visto che siamo in tema, com'è per te come autrice vedere persone reali che si muovono, parlano e in un certo senso "diventano" i tuoi personaggi?
E' stranissimo, ma in modo meraviglioso.
Il cast di "Fallen" è strepitoso, soprattutto dal punto di vista dei diversi tipi di chimica nati tra Luce e Daniel o tra Luce e Cam. Addison Timlin (l'attrice che interpreta Luce, ndr) è bravissima e perfettamente in grado di rendere tutte le versioni di Luce che incontriamo nella storia.
Credo che una cosa che mi ha aiutata a gestire il fatto di vedere il film prendere forma sia stata l'aver già finito di scrivere i libri da più di un anno.
Stavo scrivendo "Teardrop", e quindi lavorando a qualcosa di diverso, e riuscivo a guardare alla storia di "Fallen" in prospettiva.
Sentivo di aver donato la mia storia al mondo, e che il mondo potesse farci ciò che voleva.
Per fortuna il lavoro del cast e della crew mi ha soddisfatta fin da subito.

10) Hai parlato del tuo stare sul set, e sappiamo che sei stata produttore esecutivo del film.
In cosa è consistito di preciso il tuo ruolo?
Il mio compito principale è stato sicuramente quello di rendere chiare e definite le regole del mondo di “Fallen”, in modo che i film funzionassero tutti dal primo all’ultimo.
Ho lavorato molto insieme allo sceneggiatore, preparando le fondamenta in modo da potervi poi costruire sopra la storia della serie, un film alla volta, in modo coerente.
Questa è stata sicuramente la prima cosa.
Ho poi passato moltissimo tempo sul set, parlando con gli attori delle emozioni e sensazioni dei loro personaggi e rispondendo alle loro domande al riguardo.
Sono rimasta impressionata dalla loro professionalità e dal loro impegno nel leggere i libri e nello studiare a fondo i loro ruoli cercando di rendere giustizia ai loro personaggi.
Lavorare al film mi è piaciuto moltissimo, e sono davvero soddisfatta del risultato.

11) Mentre aspettiamo tutti con ansia la data di uscita ufficiale del film, c'è qualche aneddoto o qualche curiosità dal set che puoi condividere con noi?
Questo ti piacerà, visto che hai detto di essere una fan di Cam. Uno dei miei ricordi preferiti ha come protagonista Harrison Gilbertson (l'attore che lo interpreta nel film, ndr), che sul set leggeva Wilde, Macchiaveli, e una lunga serie di altri autori di spessore, per poi scegliere frasi e citazioni da utilizzare come tatuaggi per Cam.
Continuava a interrogarmi e a interrogarsi su quali frasi si addicessero di più al personaggio di Cam, e mi è piaciuto molto vedere quanto a fondo volesse immedesimarsi nel suo personaggio.
Lui e Jeremy Irvine (che interpreta Daniel, ndr) sono subito entrati in sintonia, ed era uno scherzo ricorrente sul set quello che la "coppia" di cui si sarebbe fatto del gossip sarebbe stata la loro.
Al Giffoni Film Festival è stato però già mostrato del materiale in anteprima: sai già quando verrà diffuso? Siamo curiosissimi!
Quel materiale è splendido, e non vedo l'ora di poterlo condividere. Probabilmente lo faremo quando avremo una data di uscita ufficiale, perché stiamo ancora cercando di decidere quale sia il momento migliore per far arrivare "Fallen" nelle sale.

12) Ora che il film da "Fallen" è finito e presto sarà sul grande schermo, facciamo un passo indietro, a quando hai iniziato a scrivere il primo romanzo della serie. Quanto della storia avevi già chiaro in mente, e sapevi di voler raccontare, quanto è invece nato dopo, crescendo e maturando un libro dopo l’altro?
E’ una storia che è cresciuta moltissimo da quando ho iniziato a scriverla.
All’inizio credevo di sapere qualcosa, e in effetti alcune di quelle cose sono successe, ma nessuno degli eventi salienti della serie era tra questi.
L’accadere o meno di alcuni degli eventi “forti” è stato determinato dall’evoluzione dei personaggi, e io non conoscevo né loro né la loro evoluzione prima di iniziare a scrivere.
Per quanto potessi pianificare e stendere una sorta di trama, di fatto sarebbero stati loro a determinare in che direzione si sarebbe sviluppata la storia.
Una cosa però la sapevo fin dall’inizio: chi, e che cosa, fosse Lucinda.
Quello era il mio obbiettivo, e il suo percorso era orientato in quella direzione.
Credevo che quella rivelazione sarebbe stato il climax della serie, e di fatto è sì importante il momento in cui questa scoperta avviene ma non è il punto più importante della serie come credevo sarebbe stato.
Lucinda si trova a dover riconoscere e ammettere qualcosa di ancora più importante, più oscuro e che non avrei potuto in alcun modo prevedere fin dall’inizio.
Ciò che scopre del suo passato alla fine di “Rapture” è stato in parte una sorpresa anche per me, che mai avrei pensato di proporre qualcosa del genere.

13) Dopo "Rapture" ci hai regalato la serie "Teardrop", che mi è piaciuta molto.
E dopo "Teardrop"? Ora che anche questa duologia è conclusa, puoi già anticipare qualcosa del tuo prossimo lavoro?
Sì, anche se al momento sono nella fase delle ricerche.
Ho abbozzato una storia nuova, un romanzo storico in cui nasce una storia d'amore tra due persone di schieramento opposto. Di più non posso dire.

14) Quindi "Teardrop" è definitivamente conclusa? Perché a me il finale di "Waterfall" ha spezzato il cuore, e continuo a sperare in un terzo libro. Magari, un giorno...?
Magari, un giorno, sì. Ci ho pensato, e continuo a pensarci, ma non sono ancora pronta.
Ander era così triste, alla fine di "Waterfall"... E io con lui!
Ander era un personaggio molto importante per me, e in un certo senso penso a lui così come pensavo a Cam.
Penso che la sua storia personale fosse così triste, soprattutto quando ho scritto "The Last Day Of Love" (breve novella legata alla duologia "Teardrop/Waterfall", ndr) e ho raccontato della sua infanzia e dei sacrifici che ha dovuto fare per crescere e portare avanti per anni la missione di uccidere la ragazza di cui invece si era innamorato, per poi trovarsi alla fine e al nuovo inizio del mondo da solo e senza quella ragazza accanto a sé.
Non so come ci si possa riprendere da una cosa del genere e come si possa andare avanti, e vorrei scoprirlo per lui.

15) Abbiamo parlato di te come autrice, e come produttore esecutivo.
Ti va di parlarci di te come lettrice? Che tipo di lettrice sei, e qual è la tua "storia" di lettrice?
Ho sempre letto molto.
Ricordo che mio padre ha letto ad alta voce per me e per mio fratello ogni sera, e per molto tempo.
Credo che a volte lo facesse anche per più di venti minuti, e ci ha letto tutti i libri di Roal Dahl.
Quando finalmente sono stata capace di leggere da sola, il primo libro che ho letto e riletto è stato "Matilda". Quel libro per me è veramente speciale, al punto che ho persino chiamato mia figlia Matilda.
Ho sempre letto con voracità, soprattutto letteratura rosa.
Oggi invece cerco di leggere al di fuori della mia confort-zone: so benissimo quale libro può darmi quell'emozione e quel piacere immediato, e quindi cerco di leggere qualcosa di diverso, come la poesia o la saggistica. Libri che siano una sfida, che magari non mi "piacciono" sin da subito, ma che poi finisco per apprezzare.
Leggere è stato quindi sicuramente incoraggiato, con pomeriggi trascorsi in biblioteca insieme a mia madre e serate passate in compagnia dei miei genitori entrambi immersi nella lettura, ma non scrivere: i miei genitori erano preoccupati all'idea che scrivessi, e hanno spesso desiderato che lasciassi perdere e che mi trovassi un lavoro "vero".
Ora devo chiedertelo: il libro più bello letto quest'anno?
Ho letto un sacco di buoni libri ultimamente, ma uno che mi è davvero piaciuto molto è "Love and Other Ways of Dying: Essays" di Michael Paterniti (inedito in Italia, ndr).
Parla di come l'amore e la morte siano entrambe esperienze estatiche, e di quanto simili siano l'uno all'altra, occupando lo stesso spazio nella vita delle persone. Paterniti è un giornalista da molto, molto tempo e ha vissuto esperienze molto singolari, da cui ha tratto ispirazione.
Ad esempio ha attraversato gli Stati Uniti in auto, con il cervello di Einstein nel suo portabagagli (di quest'esperienza ha parlato in "Driving Mr. Albert: A Trip Across America with Einstein's Brain" pubblicato su Harper Magazine e con cui ha vinto il National Magazine Award nel 1998, ndr).

16) L'ultimissima domanda, che da blogger non posso fare a meno di farti: leggi le recensioni? O fai parte degli scrittori che non amano farlo?
No, non le leggo. Passo ovviamente del tempo sui social network, per entrare in contatto con i miei lettori, ma penso che ciò che sono capace di fare sia scrivere le mie storie e poi stabilire una connessione con i miei lettori, soprattutto di persona.
Internet è qualcosa che mi fa sempre sentire "chiusa", e insicura riguardo a quanto e cosa sia bene condividere. Finisco per condividere molto poco, in effetti.
A volte mi segnalano recensioni che sono particolarmente positive o scritte davvero molto bene, ma trovo sempre difficile leggere i pensieri altrui sui miei libri, anche quando vengono da chi ci tiene davvero o da chi ha davvero capito ciò che volevo trasmettere.
Sei un po' come una mamma, protettiva verso i suoi "bambini".
Forse un po' sì, lo ammetto.

Io ringrazio nuovamente Rizzoli per la possibilità di conoscere Lauren Kate, berci un cappuccino insieme (ditemi voi quando mi ricapita!) e chiederle tutto, ma proprio tutto, ciò che ho sempre voluto sapere su "Fallen" e non solo.
Silvia ha condiviso questa bellissima esperienza con me, e quindi vi rimando alla sua recensione di "Angels in the Dark": se ancora non la seguite, iscrivetevi al suo blog: non ve ne pentirete!

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

3 commenti :

  1. E' stata una bellissima esperienza *-* Adesso attendiamo la primavera per "Unfogiven" (o forse no... xD)

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  2. Come ti ho scritto in un precedente post, non ho ancora letto questa serie.... Ci farò un pensierino :)
    Come sempre bella intervista!!!

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  3. Complimenti, davvero una bella intervista!! ^^ <3

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